Nuovo DPCM, che fine farà lo sport? Riflessioni tra decisioni, interpretazioni e campanelli d’allarme

27 ottobre 2020 | 13:05
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Nuovo DPCM, che fine farà lo sport? Riflessioni tra decisioni, interpretazioni e campanelli d’allarme

L’ultimo DPCM, quello firmato nottetempo il 24 ottobre, ha ulteriormente introdotto una stretta sullo sport. Chiuse le palestre, chiuse le piscine, fermate le attività regionali. Si può continuare all’aperto, a distanza di sicurezza, adottando i protocolli previsti da ciascuna Federazione.

Ma, come detto, a complicare il tutto ci sono le interpretazioni.

C’è chi decide subito di intervenire a livello istituzionale, come la FederRugby che, stamane, ha diramato una nota stampa in cui comunica il rinvio delle partenze di tutti i campionati nazionali e dei campionati organizzati dai comitati regionali, che ricominceranno, Covid permettendo, il 24 gennaio 2021. Una decisione netta che spazza via ogni dubbio legato alle interpretazioni delle norme.

La Federvolley conferma i Campionati di interesse Nazionale (Serie A, B, C e di categoria Under 13, 15, 17, 19), che saranno svolti nel totale rispetto dei protocolli federali. Per quanto riguarda la partenza dei campionati nazionali di serie B è confermata per il 21 di novembre, “ma allo stesso tempo si stanno già vagliando formule di gioco alternative e modifiche ai calendari che possano garantire la regolarità dei campionati a seconda dell’evoluzione della pandemia” si legge nel comunicato della federazione.

C’è invece chi interpreta in maniera più ampia le previsioni del DPCM, come l’onorevole di Italia Viva Bruno Molea, presidente dell’AICS Nazionale, sull’attività sportiva per i ragazzi. “Il paragrafo C apre uno spiraglio”, spiega in un’intervista a Rete Oro. Il paragrafo cita “E’ consentito l’accesso di bambini e ragazzi a luoghi destinati allo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative, anche non formali, al chiuso o all’aria aperta”: dunque, visto che l’attività sportiva svolta a livello giovanile da un EPS come l’AICS non insegna solo lo sport ma rappresenta un momento formativo, l’interpretazione che ne deriva è che l’attività con i giovani sarebbe salva.

Inoltre, dal momento che, la lettera E stabilisce che “le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra partecipanti alle competizioni di cui alla presente lettera [quelle Nazionali, NdR] sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva”, ecco spuntare, sempre in casa AiCS, i Campionati Nazionali di Pattinaggio Artistico, per atleti dal 2015 e precedenti, programmati nel periodo che va dal 25 agosto al 7 settembre 2021. Con l’interpretazione e la programmazione dell’AICS, le società di pattinaggio artistico che lavoreranno con i propri atleti allenandoli per preparare la manifestazione nazionale potrebbero continuare ad allenarsi.  L’AICS sta attendendo chiarimenti a riguardo dal Governo ma, se questa interpretazione fosse avallata, subentrerebbero altre problematiche: chi si è allenato, fino al 23 ottobre, in impianti pubblici al coperto che nel frattempo sono stati chiusi, come farà a proseguire l’attività, rispetto a chi ha la possibilità di svolgere sessioni di allenamento in strutture private? E poi, gli impianti pubblici potrebbero aprire solo per alcune discipline (quelle che hanno in programma competizioni nazionali riconosciute ai sensi del DPCM) o solo per alcune società?

I nodi da sciogliere nelle varie interpretazioni sono molti. L’intervento sullo sport e il giro di vite voleva tutelare solo lo sport professionistico italiano e quello dilettantistico ma di interesse nazionale (per capirci, gli atleti di alto livello di quegli sport in cui il professionismo non c’è ma che ambiscono a giocarsi le loro carte per le Olimpiadi 2021), oppure c’è la possibilità di salvare con qualche salto mortale interpretativo anche l’attività di base?

Certo è che l’obiettivo alla base dell’intervento del Governo, è salvaguardare la salute pubblica, anche se è indubbio che questo DPCM non sia stato interpretato in questa maniera, visto tutto quello che sta generando.

In questo bailame, un campanello d’allarme è lanciato dalla UISP: in un comunicato stampa, il presidente nazionale Vincenzo Manco alza la voce contri i furbetti dello sport.
“Stiamo assistendo in queste ore a comunicati, dichiarazioni, da parte di Federazioni sportive nazionali che stanno predisponendo norme per eludere le disposizioni del DPCM.
Gridiamo Vergogna! – si legge nel comunicato – Il diritto allo sport di base e per tutti lo si difende rispettando le norme e nello stesso tempo rivendicando la pari dignità e le pari opportunità con gli altri comparti produttivi, come abbiamo avuto modo di sottolineare in questi giorni e in queste ore. Ribadiamo la necessità di predisporre ingenti risorse per sostenere il diritto allo sport e chiamiamo le autorità competenti non solo a vigilare ma ad intervenire pesantemente con sanzioni in merito. Non ci stiamo alla gara sull’elusione delle regole, la Uisp vuole giocare pulito: è il nostro patto etico con le nostre Asd, Ssd, i nostri soci e con il paese!”