“Cerot” Marello mattatore con i campioni della pallapugno in Riviera

28 novembre 2017 | 12:23
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“Cerot” Marello mattatore con i campioni della pallapugno in Riviera

Un mattatore. Non solo sui campi dove ha giocato per 60 anni ma anche nella vita di tutti i giorni, a tavola e in compagnia.

Aldo Marello, detto ‘Cerot’, fisico straordinario ed integro, pluriscudettato di tamburello, ospite alla rimpatriata di giocatori di pallapugno organizzata a Taggia, a tre chilometri dal mare della Roviera ligure, dai fratelli Dino e Piero Olivieri, ha tenuto banco con la sua dialettica, simpatia, ma anche cultura, fra mille ricordi e aneddoti. Un vero personaggio che merita di essere conosciuto.

Nato a Revigliasco, in provincia di Asti, 69 anni, sposato, due figlie, ha cominciato a giocare a tamburello quando era bambino. “Nella piazza del paese – racconta -. Avevo undici anni quando mi cimentai nella prima partita ufficiale. C’era un torneo ma era anche tempo di vendemmia. In una squadra mancava un giocatore. Mi chiesero di sostituirlo. Uno non era d’accordo. ‘Con i bambini non ci gioco’, disse. Poi lo convinsero. Vincemmo e venni apprezzato. E’ lì che nacque il soprannome che mi porto ancora, Cerot, vale a dire Piccolino”.

In carriera Marello ha vinto sei campionati italiani di serie A, due di B e due di C e colto tante altre vittorie. Numerose anche le partite in nazionale da capitano. Ha giocato gli ultimi incontri a 54 anni, come ‘battitore lungo’, nel ‘Campionato del muro’ vincendo ancora il titolo. Specialità il tamburello che, in altre regioni d’Italia, è capace, nelle partite di cartello, di attirare anche quattromila spettatori.

Ha scritto cinque libri. L’ultimo ‘Gli anni in tasca’, con Aldo Giordanino. ‘Parla – racconta – dei miei avvenimenti. E di personaggi del tamburello. Ma non solo. Mi soffermo anche su tanti amici come Pino Molino, campione di lancio del disco, e Livio Berruti’.

Il tamburello, come altri sport tradizionali, non sembra però passarsela troppo bene anche se continua ad essere giocato in tutto il Nord Italia. Ma Marello confida in una ripresa.

“C’è un nuovo presidente – spiega -. Quello precedente andava avanti da quarant’anni. Non sono mai stato troppo d’accordo con lui. Era conservatore e accentratore, non seguiva mai i consigli di altri. Il nuovo presidente, Edoardo Facchetti, figlio di un cugino primo del Facchetti dell’Inter, sta facendo un ottimo lavoro. A cominciare dalla suddivisione in due gironi della serie B. Prima, con il girone unico, occorreva ad esempio partire dal Piemonte e arrivare fino a Trento. Trasferte lunghissime. Ora con la serie B è stata divisa in due gironi ci sono meno spese e difficoltà. Solo la A è su un girone unico”.

Marello ha anche legami con la pallapugno. “Nel 2006 – ricorda – ho accompagnato a Roma la nazionale di pallone elastico. Dovevamo essere ricevuti dal Papa. Ma il Santo Padre non stava bene. Ci ricevette il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, e ci fece visitare il Vaticano. Privilegio concesso a pochi. C’era il vostro Sciorella. E ricordo Vacchetto, molto emozionato, al quale Sodano pose in testa la papalina cardinalizia dicendogli: ‘Stai tranquillo. Oggi sei il più giovane cardinale della Chiesa’. Sodano è nato a Isola d’Asti, a due chilometri da dove sono nato io. Ci divide il Tanaro”.

Il cardinale Sodano ha compiuto gli anni proprio nei giorni scorsi e Marello gli ha inviato gli auguri’.

Ma Cerot, che in Piemonte è anche conosciuto come cantante, come passa oggi il suo tempo?

“Ora faccio il pensionato. Sono appassionato di jazz e rithym and blues e ovviamente ascolto questa musica. Asti è stata la culla del jazz italiano con grandi artisti come i due Conte, Basso e altri. In questo momento con un amico sto preparando il presepe vivente che faremo a Revigliasco il 24. Per il resto passioni ne ho anche troppo. Tifo per il Torino, mi piace il football americano, seguo il basket. Amo molto leggere. Ho circa 5 mila libri. Prediligo la letteratura nordamericana. E fra gli italiani Pavese. Mi piace anche molto il cibo”.

Alla ‘Giornata de ricordo’ dei grandi campioni del passato, alla messa celebrata, hanno presenziato molti pallonisti. Come Riccardo Aicardi (quattro volte campione d’Italia), Galliano, Papone, i cugini Pellegrini, Giretto, Muratore ed altri. Fra gli ospiti anche i due vicepresidente del Vallecrosia-Intemelia, molto conosciuti nel calcio dilettantistico ligure, Quaranta e Veziano, quest’ultimo anche storico massaggiatore dell’Imperiese di pallapugno (a giorni uscirà un libro con la sua biografia) scritto da Marco Silvano Corradi. Finale a tavola, mentre a tutti è stato consegnato un omaggio floreale.

“Siamo molto contenti – dicono i fratelli Dino e Piero Olivieri -. I nostri ospiti mi sono sembrati tutti soddisfatti. A questo punto contiamo di ripeterci il prossimo anno”.