Dalla Regione Piemonte un contributo per fare più sport?

12 luglio 2014 | 14:13
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Dalla Regione Piemonte un contributo per fare più sport?

 Manca ancora l’ufficialità ma le prospettive vanno in questa direzione; sarebbe il miglior risvolto concreto dopo ciò che è emerso nel convegno promosso dal Coni Piemonte ed ospitato, questa mattina, dalla Sala dei Trecento della Regione Piemonte dal tema “Come prevenire i costi della salute con lo sport”.

Garantire più salute significa spendere meno per la salute: ecco la vera spending review. E con lo sport di può. E l’Assessore alla Sanità Antonio Saitta ne è consapevole ed è determinato a darne attuazione, lavorando per ridurre quegli 8 miliardi e 400 milioni euro che è la spesa attuale della sanità piemontese, ma va rivista in ottica che ciò garantisca più salute. “Dopo questo incontro credo si possa immaginare di creare un protocollo facendo un lavoro tutti insieme in modo molto pratico per deliberare interventi concreti” – è l’impegno dell’Assessore preso in conclusione di lavori.

Ma cosa è emerso nella mattinata? Concetti importanti, numeri rilevanti.

“Spenderemmo meno per la sanità se spendessimo qualcosa di più (ma molto meno rispetto al risparmiato) per lo sport”: la frase di Lanfranco Senn, dell’Università Bocconi di Milano, riassume il concetto fondamentale emerso dalla mattina di lavori promossi dal Coni Piemonte, che ha permesso di riflettere, attraverso i numerosi interventi di tanti esperti del settore, sull’importanza di investire di più, da parte delle Istituzioni, nella diffusione dell’attività fisica rivolta al benessere. I benefici per il Piemonte in termini di risparmio grazie allo sport sono già ora di 759 mila euro, i costi sanitari evitati sono di 130 mila euro, mentre i costi in generale evitati alla società ammontano a 628 mila euro. I benefici sociali dell’attività fisica non sono però solo monetari: essa incide anche sulla “life satisfaction”, chi fa più attività fisica è più soddisfatto della propria qualità della vita, ed in Piemonte ci sono più “soddisfatti” rispetto al resto d’Italia.

“Compito del Coni non è solamente di occuparsi della preparazione olimpica ma anche della salute di tutti attraverso la pratica sportiva” – ha sottolineato Gianfranco Porqueddu, presidente del Coni Piemonte.

Un tema importante, la cui concretizzazione necessita il coinvolgimento di più soggetti, come quelli presenti oggi al Convegno Sport e Salute, come l’Assessorato regionale alla Sanita, quello dello Sport, la scuola, il tutto sotto la supervisione della Regione Piemonte.

Il convegno “Sport e salute” ha rappresentanto la prima uscita pubblica in veste di Assessore allo Sport della Regione Piemonte, di Giovanni Maria Ferraris, che ha sottolineato come “gli argomenti trattati sono fondamentali perchè i risvolti sono sociali, di salute e di contenimento delle spese pubbliche. La pratica sportiva che parte fin dalle fasce giovanili permette un approccio ad un corretto stile di vita ma questo approccio deve abbracciare tutta la popolazione, in modo da evitare patologie. Non da meno sono i risvolti relazionali che nascono dall’attività sportiva. Agonismo, ma correttezza e rispetto, di sè stessi e degli altri, adattamento alle regole, alla disciplina: in sintesi, lo sport ci insegna ad “imparare a vivere”.

Un miiardo e mezzo sarebbe il risparmio per l’Italia se ci fosse un programma di prevenzione grazie allo sport: questa consapevolezza dovrebbe essere di tutti, dai politici, ai medici, ai singoli cittadini di ogni fascia del’età. E’ per questo che Mauro Laus, presidente del Consiglio Regionale, si è preso l’impegno di convocare “gli stati generali dello sport piemontese sulla questione salute per fare in modo di trasferire questi concetti alla popolazione affinchè le molte riflessioni odierne non si sciolgano come neve al sole, ma abbiano una vera ricaduta sul territorio”.

Si sono susseguiti poi gli interventi di esperti del settore, che hanno analizzato i benefici socio-economici e fisici dello sport.

Marco Minetto, endocrinologo, si è soffermato sulla correlazione tra attività fisica e le sindromi metaboliche. Da una ricerca effettuata tra i pazienti di diabetologia è emersa una sensibilità da parte dei pazienti obesi e diabetici verso lo sport, che gradirebbero maggiori indicazioni integrate su come farlo in relazione alla malattia. Diversi studi scientifici hanno decretato ormai come l’esercizio fisico induca direttamente la produzione dell’insulina, quindi si può immaginare come una integrazione tra cure e sport potrebbe ridurre l’utilizzo di farmaci in persone diabetiche (e quindi anche i costi).

Giuseppe Parodi, responsabile del S.S. Medicina dello Sport di Torino, ha portato alla riflessione sui danni della sedentarietà e benefici dell’esercizio fisico: un tema che nel orso degli ultimi anni è stato sempre più al centro dello studio di medici e ricercatori. E’ sufficiente ragionare in termini di esercizio fisico rivolto al benessere e non prettamente di sport: anche il solo camminare diventa un mezzo di prevenzione.

Maria Vittoria Actis ha parlato di Sport, Salute e Disabilità: la riabilitazione medica e sociale di chi ha subito un trauma che porta alla disabilità è fondamentale per evitare l’isolamento. In quest’ottica, il processo educazionale passa anche attraverso lo sport, che rappresenta un momento terapeutico, all’interno dell’Unità Spinale di Torino, molto importante. Lo sport assume un’elevata valenza riabilitativa e psicologica: anche in carrozzina si possono praticare diverse attività sportive che ridanno fiducia alla persona che ha subito il trauma.

Il prof. Giorgio Gilli, della SUISM, ha parlato di Stili di vita, confrontando i due fenomeni inversi che ci sono sul pianeta: 36 milioni di persone all’anno muoiono di fame, 29 milioni per obesità. E’ certo che se nello stile di vita si seguono determinate regole si riducono i rischi di malattie. Per lavorare a livello sociale è fondamentale un intervento che attraversi più generazioni, quindi deve essere un lavoro a lungo termine. Con politiche di prevenzione legate allo sport e alla corretta alimentazione si aggiungono anni di vita in salute, in benessere, che non portano aggravi economici alla società, anzi, grandi risparmi. Aggiungere anni di vita in salute con il counseling sull’alimentazione costerebbe in Italia 15000 euro al giorno rispetto ad altre politiche che costano molto di più (fino a 105 mila euro al giorno) ma che non hanno gli stessi effetti, come la politica di etichettatura degli alimenti. Inoltre, se si sta bene, si ricorre meno al servizio di sanità, riducendo quindi la spese pubblica a carico di tutti. 

Piero Astegiano, direttore dell’Istituto Medicina dello Sport di Torino, ha spostato l’attenzione sugli effetti dell’attività fisica negli anziani, portando l’esperienza di otto anni di valutazioni effettuati sul campo con gli anziani che hanno svolto tre volte a settimana attività fisica, con lavoro aerobico, esercizi di mobilità e potenziamento muscolare e che hanno ottenuto un miglioramento della qualità della vita con la riduzione del mal di schiena, una maggiore forza per lo svolgimento delle attività quotidiane, così come un incremento delle capacità legate all’equilibrio. Vien da sè che con l’aumento dell’attività fisica gli anziani coinvolti hanno potuto ridurre l’utilizzo di medicinali.

Infine, hanno portato la propria esperienza sul campo il Gen. B. Gino Micale, Comandante dei Carabinieri di Piemonte e Valle D’Aosta, e Elisabetta Mijno, medaglia d’argento nel Tiro con l’Arco alle Paralimpiadi di Londra 2012.

Claudia Solaro